Napoli, 7 ottobre 2023. Il futuro dell’università italiana si gioca principalmente su tre fattori: l’impatto sulle iscrizioni della decrescita della natalità, la percentuale di studenti che sceglie un percorso universitario dopo la scuola superiore e la mobilità degli studenti fra le regioni italiane e con l’estero. Tali condizioni aumentano la competizione fra gli atenei e rimettono al centro le esigenze degli studenti.
Per questo motivo i Direttori Generali delle università italiane hanno dedicato il loro XX° convegno nazionale al tema dell’impatto sociale delle università e le aspettative della generazione Z. Comprendere adeguatamente le aspettative delle nuove generazioni di studenti è infatti necessario, oltre che utile, per individuare le modalità e gli strumenti con i quali le università possono rispondere e programmare il loro futuro.
Accanto al confronto con giovani ed esperti sono stati affrontati anche argomenti più tecnici quali lo stato di avanzamento dei progetti del PNRR, gli alloggi universitari e la sostenibilità ambientale, l’utilizzo delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale.
Gli interventi hanno evidenziato da un lato lo stato attuale degli atenei, la forte spinta propulsiva che li coinvolge, la capacità di intervento e il coinvolgimento di professionalità necessariamente sempre più avanzate; dall’altro le opportunità che si presentano sullo sfondo e le criticità che rallentano e, in taluni casi ingessano, la crescita che siamo chiamati a realizzare.
E’ emersa inoltre in modo forte la consapevolezza che gli atenei sono le principali arterie di collegamento con il futuro, attori chiave della rigenerazione urbana, volàno di sviluppo e innovazione, attrattori di talenti, reti transnazionali di inclusione.
La generazione Z, disincantata e spesso resa fragile dalle difficoltà di contesto, sta conoscendo e sperimentando un’università in trasformazione; chiede all’Università qualità nella formazione, condizioni di accesso favorevoli, infrastrutture accessibili e moderne e attenzione agli strumenti della comunicazione digitale, al fine di continuare a permettere la mobilità sociale. Ma chiede soprattutto che questo percorso non si trasformi in una competizione nella quale le persone sono lasciate sole, ma nella realizzazione di comunità di vita e di pensiero.
In questo percorso di frontiera cambiano strutturalmente anche i modelli organizzativi degli atenei e la gestione delle risorse umane, finanziarie e tecnologiche; la velocità di questo cambiamento stride con il ritmo più lento delle riforme e si interseca, molte volte con fatica, nei vincoli di sistema. Regolare senza imbrigliare è oggi la sfida del management universitario italiano.
Per consentire un percorso più facile e risultati ancora più rilevanti, il CoDAU invita pertanto ad individuare concrete soluzioni rispetto alle seguenti problematiche:
- le università sono istituzioni internazionali, ma l’impatto della loro attività sul territorio e sulla società è un elemento fondamentale che va considerato e sostenuto, con modelli di ripartizione delle risorse che tengano conto anche di tale elemento, non tanto in termini di perequazione ma soprattutto di investimento;
- il rapporto con gli studenti rappresenta la prima dimensione di lavoro per docenti e personale tecnico ed amministrativo. Vi è conseguentemente l’urgenza di progettare e di migliorare i sistemi informativi e di supporto tecnologico alla didattica tenendo conto della “user experience”;
- occorre lavorare per sostenere l’accesso equo agli atenei, soprattutto con la realizzazione di residenze universitarie e campus didattici moderni ed energeticamente efficienti;
- in un percorso di crescita dell’intero sistema, trainato dalla realizzazione del PNRR, è necessario semplificare i vincoli, eliminando ad esempio i limiti di utilizzo del fabbisogno finanziario degli atenei, affinché le università possano liberamente impiegare il budget disponibile, rispondendo dei risultati;
- gli atenei italiani dispongono di un dirigente ogni 351 dipendenti, mentre la media dell’intero comparto pubblico è di 1 a 55. All’interno di un sistema nel quale la concorrenza, la valutazione e l’accreditamento sono elementi importanti, occorre investire nel management universitario, in termini anche quantitativi ovvero nei numeri;
- con riferimento ai direttori generali, figura introdotta dalla legge 240 del 2010, ci paiono ormai maturi i tempi di avere strumenti formali per la certificazione delle competenze, ad esempio attraverso la creazione di un elenco nazionale dei direttori generali delle istituzioni universitarie e di ricerca.
Al termine del suo ventesimo convegno nazionale e all’inizio di questo nuovo anno accademico, la comunità professionale dei manager universitari guarda al futuro con responsabilità e concretezza, garantendo il massimo impegno per incontrare le aspettative degli studenti e ponendosi al servizio del Paese nel campo della ricerca, dell’innovazione e dell’inclusione sociale.